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Caro energia, ANEF: “A rischio la stagione invernale, in pericolo l’economia della montagna”

“Non c’è tempo da perdere e non possiamo aspettare le elezioni e il nuovo Governo, bisogna intervenire subito sui rincari dell’energia che mette in ginocchio il futuro della montagna”, è l’allarme lanciato da Valeria Ghezzi presidente di ANEF, Associazione Nazionale Esercenti Funiviari, che chiede che il tema energetico venga messo in cima all’agenda elettorale.

 

Il caro energia rischia di far saltare il banco della prossima stagione sciistica. Gli aumenti non sono sostenibili per gli impiantisti, c’è la necessità di un impegno diretto dell’attuale Governo per affrontare questa nuova terribile emergenza. L’argomento interessa tutto il settore produttivo ma è assolutamente vitale per il turismo invernale, che si basa sullo sci e sugli impianti di risalita che sono azionati elettricamente e come tali rappresentano il modo più sostenibile di fruire la montagna.

“Il costo dell’energia è aumentato anche di 6 volte rispetto ad agosto 2021 – commenta Valeria Ghezzi, presidente di ANEF – A questo punto, l’energia che serve per alimentare gli impianti di risalita e i sistemi di innevamento programmato, quando servono, a cui si aggiunge il gasolio utilizzato dai mezzi battipista, rischia di diventare un costo insostenibile. Un costo che andrebbe a minare le sorti di tutta la filiera che vive dell’industria della neve e comprende hotel, ristoranti, trasporti, scuole di sci.
La preoccupazione va soprattutto alle tante piccole imprese che operano nel settore e che rischiano di chiudere”.

Chiaramente questo smisurato aumento dei costi non potrà essere scaricato sugli utenti: il probabile aumento di prezzo degli non sarà infatti sufficiente a compensare le perdite dovute a bollette dell’energia i cui importi si sono moltiplicati.

Un fatto ancora più drammatico se si pensa che lo sci e il suo indotto hanno un valore economico e sociale insostituibile per le nostre montagne essendo, ad oggi, una delle poche attività che produce valore e posti di lavoro nelle “terre alte”. Un valore quantificabile in 6.5 miliardi di euro di fatturato e 75.000 posti di lavoro.

Il tema è visto con preoccupazione da tutti i gestori di stazioni sciistiche, dalle Dolomiti alla Valle D’Aosta fino all’Appennino.

Marco Grigoletto, presidente di ANEF Veneto “Siamo preoccupati per i costi di gestione. Già a luglio abbiamo avuto società impianti che hanno avuto costi più alti dei ricavi a causa del caro energia. Si è passati da 0,09 euro/KWH 0,5002 euro/KWH. Già lo scorso inverno la bolletta era aumentata in maniera considerevole, ora diventa davvero difficile affrontare una stagione con costi così elevati. Questo potrebbe portare a rincari negli skipass dal 5 al 10%”.

Ancora più drastico il punto di vista di Massimo Fossati, presidente di ANEF Lombardia: “A questo punto il problema è la sostenibilità economica: per fronteggiare gli aumenti dei costi dovremmo proporre aumenti del 20-25%”. Marco Rocca, presidente di Mottolino Fun Mountain, spiega come “A budget devo mettere 3,8 milioni di euro contro 1,1 della stagione 2018/2019. Societàà come quella che rappresento non possono permettersi di pensare al prossimo bilancio sapendo già che sarò in pesantissima perdita e che tutto il possibile margine che nei nostri piani industriali, sarebbero serviti per programmare i prossimi investimenti in vista delle Olimpiadi di cui saremo location ospitante, verranno totalmente erosi dai costi energetici al punto tale da prevederne bilanci in rosso. Non credo nemmeno che si possa ipotizzare un completo ribaltamento dei costi al cliente finale”

Sulle Alpi Occidentali le preoccupazioni sono le medesime: “Già quest’estate abbiamo fatto girare gli impianti con costi fuori da ogni logica – ha commentato Giampiero Orleoni, presidente di ANEF Piemonte – In vista dell’inverno non sappiamo veramente dove andremo a finire, innanzitutto perché al momento non c’è nessuna certezza, non abbiamo alcuna garanzia. Di certo per noi può diventare davvero insostenibile, con prezzi a questi livelli non so cosa potremmo fare, potrebbe diventare controproducente aprire. Noi chiaramente offriamo un servizio che non è essenziale, se ribaltiamo il costo sugli utenti chiaramente avremo un’affluenza minore. Una parte della soluzione potrebbe essere quella di far riconoscere le società impianti come aziende energivore”.

“Chiaramente il caro energia inciderà pesantemente. Siamo a costi triplicati rispetto all’ante crisi e non è detto che ad autunno non ci siano ulteriori aumenti – ha spiegato Danilo Chatrian, presidente di ANEF Valle d’Aosta – Inevitabilmente questo avrà ripercussioni sulle tariffe degli skipass, fatto che può portare a un’incognita sulla frequentazione delle nostre ski area. Chi ha una clientela più alto-spendente potrà probabilmente assorbire meglio la situazione mentre le più piccole dovranno stare maggiormente attente all’aumento dei prezzi”.

In Appennino il problema assume dimensioni ancora più preoccupanti. “Dopo due anni di pandemia ci mancava solo questa tegola – ha spiegato Luciano Magnani, rappresentante di ANEF Emilia Romagna – Dobbiamo pensare seriamente a come impostare la prossima stagione e non possiamo che pensare ad un aumento dei prezzi degli skipass. Desta preoccupazione inoltre il fatto che anche il tipo di sciatori che frequentano le nostre stazioni scelgono normalmente visite in giornate o weekend, quindi il costo del carburante li penalizza ulteriormente”.

“Chiediamo – conclude la Presidente Valeria Ghezzi – che il tema energetico venga messo in cima all’agenda elettorale e chiediamo di essere interpellati in qualità di aziende da cui dipende il turismo invernale. Le imprese non possono affrontare da sole questo momento, serve un impegno preciso oltre che urgente che permetta a chi gestisce le ski area di programmare la prossima stagione sciistica”.


    Questo articolo è stato redatto da ANEF

ANEF, a livello nazionale, è l’unica associazione di categoria del settore riconosciuta da Confindustria, aderisce a Federturismo ed è anche l’unico interlocutore accreditato presso le organizzazioni sindacali ai fini del rinnovo del CCNL di settore. In ambito internazionale, ANEF aderisce a FIANET (Fédération Internationale des Associations Nationales d’exploitation de telepheriques) e OITAF (Organizzazione Internazionale Trasporti A Fune). Attualmente fanno capo ad ANEF circa il 90% delle aziende funiviarie italiane, distribuite sia nei territori alpini, sia in quelli appenninici, sia nelle isole. La rappresentatività è assicurata dall’adesione diretta, o tramite sezioni territoriali, di oltre 1.500 impianti, con una forza lavoro stimata di circa 13.000 unità, tra fissi e stagionali, nel periodo di piena attività.

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