Gli impianti a fune sono il motore dell’economia di montagna e un presidio per la tutela delle ‘Terre alte’
L’Assemblea Generale di ANEF presenta la ricerca realizzata da PwC Italia sul valore socioeconomico del lavoro degli impiantisti. Valeria Ghezzi: “Siamo aperti al confronto per un percorso condiviso da tutti gli attori della montagna, per renderla accessibile a tutti.”
“Creare valore per noi, per il nostro territorio, per l’ambiente, per le nostre comunità, per le persone e per le aziende. Nella consapevolezza che la montagna va tutelata e ha bisogno dell’uomo. Chi vorrebbe fermare lo sci rischia di causare un danno enorme; non possiamo lasciare che questo accada perché quando ci renderemo conto del danno sarà troppo tardi.”
È questo il messaggio lanciato da Valeria Ghezzi, presidente di ANEF – Associazione Nazionale Esercenti Funiviari, prima ed unica Associazione degli imprenditori funiviari riconosciuta e aderente a Confindustria cui fanno capo circa il 90% delle aziende funiviarie italiane, distribuite sia nei territori alpini, sia in quelli appenninici – nel corso dell’Assemblea generale che si è tenuta oggi a Bolzano. Appuntamento caratterizzato da un invito al dialogo con tutti gli stakeholder, con la volontà di confrontarsi, senza paura, su tutti i temi anche i più critici, partendo però dai fatti e dai numeri. Per questo ANEF ha commissionato all’organizzazione indipendente PwC Italia una ricerca, ampiamente illustrata in Assemblea, su “L’impatto socio-economico degli impianti di risalita a livello locale”.
“Il turismo montano è una risorsa strategica – ha sostenuto nel suo intervento il ministro Daniela Santanché – non solo per il vostro settore, ma anche per la valorizzazione dei nostri territori. Abbiamo il grande pregio e il grande privilegio di avere un patrimonio naturale e culturale che non ha pari nel mondo. Per questo vogliamo difenderlo insieme. Per noi la sostenibilità non è solo quella ambientale e sociale, ma anche quella economica, e per questo ho subito dialogato con voi, apprezzando la competenza e l’attivismo di Valeria Ghezzi. Il lavoro proseguirà nei prossimi mesi con la volontà di valorizzare sempre di più il turismo montano.”
“Ribadiamo il nostro ruolo come motore dell’economia di montagna – ha sottolineato ancora Valeria Ghezzi – e come presidio per la tutela delle ‘Terre alte’. E desideriamo stimolare tutti gli altri attori del sistema montagna a mettersi in gioco con noi”. Con lei si sono avvicendati sul palco, moderati da Giulia Apollonio, giornalista scientifica e conduttrice Tg2 Rai, esponenti del mondo accademico e scientifico, delle associazioni e dell’ambientalismo: Elmar Pichler Rolle, Presidente Vitalpin; Stefano Illing, Presidente Consorzio Cortina Delicious; Fabrizio De Blasi, Glaciologo presso Istituto Scienze Polari del CNR; Fabio Trincardi, ITATEC e Dir. emerito Dipartimento Scienze della Terra e Tecnologie dell’Ambiente del CNR; Paolo Grigolli, Docente presso IULM Milano.
La relazione di Valeria Ghezzi
“Noi imprenditori di montagna – ha esordito Valeria Ghezzi – siamo pronti a metterci in gioco, consapevoli della responsabilità che abbiamo come ‘motori’ della filiera e dell’importante quota di PIL rappresentata dal turismo invernale. Siamo ormai alle soglie delle Olimpiadi Milano Cortina 2026. Gli occhi del mondo saranno puntati sulla montagna italiana. Un’occasione unica per mostrare al mondo chi siamo, cosa facciamo, quanta cura e rispetto abbiamo per il nostro territorio e le nostre Comunità. E questo non solo nei siti olimpici. Sul territorio saremo noi, cari impiantisti e cari associati, a metterci la faccia.”
Tanti investimenti
Poi la presidente ha sottolineato come gli osservatori, sia italiani che europei, dicano che la montagna e lo sci funzionano, che hanno un richiamo importante a fronte del mercato italiano e straniero, un appeal sempre maggiore, non solo per lo sci, ma per tutte le attività che si possono praticare nelle quattro stagioni. “Il comparto, in tutta Italia, sta investendo molto, con una vitalità e un entusiasmo davvero significativi. Ammodernamenti, rinnovamenti, tecnologia e innovazione che hanno un impatto importante su sicurezza, sostenibilità e destagionalizzazione.”
I rapporti istituzionali
Ha quindi ricordato l’importante supporto economico garantito dal Ministro del Turismo, sen. Daniela Santanché e da un governo “vicino alla montagna e che ne ha capito logiche e dinamiche.”
Ottimi anche i rapporti col Parlamento e il dialogo con il Ministro dello Sport Andrea Abodi, e il Ministro agli Affari Regionali Roberto Calderoli, che ha emanato un disegno di Legge dedicato alle aree montane che era atteso da molti anni. E in tema di sicurezza, in tutte le sue declinazioni, con il Ministero dei Trasporti. “Per ANEF, la sicurezza è molto più di un obbligo, è la base del nostro prodotto, il presupposto stesso del funzionamento degli impianti.”
“Un tema che mi sta molto a cuore – ha poi proseguito Valeria Ghezzi – è la sicurezza dei lavoratori, dei nostri collaboratori che sono, prima di neve e sole, la risorsa più importante che abbiamo. La formazione ha la massima importanza e deve essere di qualità.”
Il ruolo internazionale
L’Italia è il 3° Paese europeo per fatturato e giornate sci e il 5° al mondo (dopo Stati Uniti e Giappone): con 1,3 miliardi di Euro di fatturato diretto e circa 8 miliardi di indotto. “Siamo leader e rappresentiamo un punto di riferimento internazionale. Con la presidenza di FIANET (che riunisce le più importanti associazioni di imprese funiviarie d’Europa) in capo all’Italia, – ha detto la presidente – ci stiamo muovendo per preparare un documento complessivo e condiviso per tutti i Paesi Europei che spieghi il nostro ruolo e il nostro lavoro.”
La parola ai numeri
Per capire gli effetti su un territorio delicato delle attività e delle infrastrutture realizzate dall’uomo, ANEF ha deciso di affidare ad una organizzazione indipendente ed autorevole come PwC Italia, un’indagine sull’impatto socioeconomico delle imprese e dunque delle skiaree. “Abbiamo voluto affidarci ai numeri e non solo alla nostra passione. In estrema sintesi, il bilancio costi-benefici, o l’analisi tra rischi e opportunità, evidenzia come una piccolissima porzione di territorio offra a intere comunità la possibilità di continuare ad abitare i territori in cui sono presenti da millenni. Questa è la prima grandissima opportunità che dagli anni ’50 offriamo alla montagna. E questo significa che gli impianti sono per la montagna un moltiplicatore straordinario non solo di PIL.
È nostro interesse, dunque, operare sul territorio, bene prezioso, nel migliore dei modi: nel rispetto di ecosistemi e biodiversità, con pratiche sostenibili ormai invalse nel nostro modus operandi. Il tema non deve essere se investire, ma come investire. Resilienza e adattamento al cambiamento climatico sono il nostro quotidiano, con l’innevamento in inverno e con gli investimenti per destagionalizzare, garantendo reddito alle nostre aziende e all’intero sistema. Il green deal andrà applicato ai territori montani con accortezza, intelligenza e buon senso, non per distruggere ma per costruire e rafforzare.”
L’obiettivo
“Il nostro traguardo è infine valorizzare la montagna, rendendola accessibile a tutti. E poter accedere all’alta quota significa conoscere, ammirare la bellezza straordinaria, mozzafiato che si gode dalle terre alte, preservare cultura e tradizioni millenarie, poter praticare sport e attività outdoor.
Cosa significherebbe rinunciare alle aree servite dagli impianti a fune? Espellere di fatto l’uomo da quelle aree, far venire meno la motivazione di vacanza, interrompere la catena dell’ospitalità con tutte le conseguenze che questo può avere sull’indotto che verrebbe ridotto in modo estremamente consistente in inverno e in modo importante anche in estate. Obbligando i residenti ad andare a cercare altrove sia il lavoro che i servizi che una comunità troppo esigua non potrebbe più garantire. Il nostro obiettivo aspira a far convivere i territori di montagna e l’uomo in modo da garantire ad entrambi vita e sviluppo.”
L’impatto socio-economico a livello locale degli impianti di risalita
I termini della ricerca
Nel corso del 2024 PwC Italia ha affiancato le regioni Lombardia (ANEF Lombardia) e Valle d’Aosta (AVIF) e la Provincia Autonoma di Trento (ANEF Trento) nella stima del rispettivo impatto socio-economico e fiscale generato dalla spesa turistica dei fruitori degli impianti di risalita, e dei loro accompagnatori, per un’intera annualità (stagione estiva 2023 e la stagione invernale 2022/23 o 2023/24 in funzione della disponibilità dei dati).
La valutazione dell’impatto economico si è basata sulla stima della spesa turistica generata a livello locale in base alle presenze totali e alla spesa media giornaliera, sia degli utilizzatori degli impianti che dei relativi accompagnatori, che sono state calcolate partendo da dati raccolti localmente e tramite benchmark e banche dati nazionali.
“Le analisi che abbiamo effettuato – ha sintetizzato Cristian Celoria, Partner PwC Italia – hanno mostrato che a livello locale è stato generato un valore aggiunto che varia tra 384 mln€ e 1.033 mln€ a seconda della Regione considerata, con un beneficio prima di tutto per i settori dell’alloggio e ristorazione, trasporto e magazzinaggio, commercio al dettaglio e all’ingrosso e l’immobiliare. I dati emersi dimostrano un importante miglioramento sulle emissioni dovuto al costante impegno da parte delle società nell’investire in tecnologie sempre più moderne e sostenibili e nell’adottare una serie di buone pratiche mirate a ridurre consumi e prediligere le fonti rinnovabili”.
Nel corso di un intero anno, nelle tre Regioni che rappresentano 78 società di gestione (pari al il 19,5% del totale nazionale) e 689 impianti (pari al 38,3% del totale nazionale), sono stati registrati dai 3,53 ai 9,51 milioni di primi ingressi. In particolare, i primi ingressi invernali analizzati corrispondono al 37% dei primi ingressi invernali totali nelle società associate ad ANEF Nazionale. Di questi primi ingressi, una quota dai 2,9 ai 7,7 milioni sono riconducibili alla stagione invernale e una quota da 0,4 a 1,8 milioni alla stagione estiva.
La spesa turistica
Le analisi effettuate hanno permesso di definire e distribuire la spesa turistica dei viaggiatori pernottanti e degli escursionisti, sulla base di 12 categorie di spesa: alloggio, ristoranti e alimentari, sport, shopping e altre spese (attività ricreative e culturali, spostamenti, cura della persona). Per l’annualità analizzata si è stimata per le tre regioni una spesa turistica locale che va da 541 a 1.472 mln€ (IVA esclusa).
Rapportando la spesa al numero di presenze si è ottenuta una spesa media giornaliera pro-capite che va da 118 a 127€ (da 131 a 142€ includendo l’IVA) con le prime tre categorie di spesa locale per valore: ristorazione, che va dal 23,10% al 38,99% della spesa totale; alloggio, che va dal 24,55% al 40,50% della spesa totale; sport, che va dal 24,20% al 29% della spesa totale.
Lo sport
Per la spesa sportiva, oltre al noleggio attrezzature e scuole sci, una parte variabile da 109 mln€ a 305 mln€, nelle tre aree territoriali considerate, è stata destinata alle società di gestione per l’acquisto di skipass. Si è calcolato un valore aggiunto locale generato su base annua variabile tra 384 mln€ e 1.033 mln€. In particolare, i settori economici che hanno beneficiato maggiormente dell’impatto economico generato localmente grazie alla spesa turistica, a livello diretto, indiretto e indotto, sono stati: alloggio e ristorazione: dal 28% al 36% del valore aggiunto locale; trasporto e magazzinaggio: dal 16% al 20% del valore aggiunto locale, principalmente generato a livello diretto dalle società di gestione degli impianti di risalita; commercio al dettaglio e all’ingrosso: dal 9% al 17% del valore aggiunto locale; attività immobiliari: dal 9% al 10% del valore aggiunto locale.
Le microimprese
Una parte di questo impatto economico locale viene creato, a livello diretto, indiretto e indotto, grazie al coinvolgimento delle microimprese locali (lavoratori autonomi, imprenditori, ditte individuali e imprese con meno di 10 dipendenti). Infatti, nelle aree territoriali analizzate si è stimato che dal 29% al 32% del valore aggiunto locale potrebbe essere creato da microimpresedel territorio, principalmente nei settori dell’alloggio e ristorazione, delle attività immobiliari e del commercio all’ingrosso e al dettaglio.
Il fisco
L’impatto economico generato dal turismo montano produce rilevanti effetti sul gettito fiscale delle Regioni, Province e Comuni delle aree territoriali analizzate sotto forma di gettito fiscale devoluto dall’Erario nazionale o direttamente trattenuto dalla Amministrazioni locali nelle voci di IRPEF (da 28,0 mln€ a 72,5 mln€), IVA (da 13,9 mln€ a 29,3 mln€), IRES (da 7,8 mln€ a 19,8 mln€), IRAP (da 5,4 mln€ a 6,6 mln€), Addizionale Regionale IRPEF (da 1,5 mln€ a 4,2 mln€), Addizionale Comunale IRPEF (da 0,1 mln€ a 1,3 mln€), Imposta di soggiorno (da 2,1 mln€ a 7,9 mln€). Rapportando il gettito fiscale locale ai primi ingressi registrati si ottiene un valore compreso tra 8,7€ e 15,1€ per sciatore.
ANEF, a livello nazionale, è l’unica associazione di categoria del settore riconosciuta da Confindustria, aderisce a Federturismo ed è anche l’unico interlocutore accreditato presso le organizzazioni sindacali ai fini del rinnovo del CCNL di settore. In ambito internazionale, ANEF aderisce a FIANET (Fédération Internationale des Associations Nationales d’exploitation de telepheriques) e OITAF (Organizzazione Internazionale Trasporti A Fune). Attualmente fanno capo ad ANEF circa il 90% delle aziende funiviarie italiane, distribuite sia nei territori alpini, sia in quelli appenninici, sia nelle isole. La rappresentatività è assicurata dall’adesione diretta, o tramite sezioni territoriali, di oltre 1.500 impianti, con una forza lavoro stimata di circa 13.000 unità, tra fissi e stagionali, nel periodo di piena attività. Funivie.org non è responsabile dei contenuti pubblicati da autori esterni. Come diventare autore aziendale o privato. |