La crescente urbanizzazione e la necessità di soluzioni di trasporto sostenibili stanno portando molte città a considerare gli impianti a fune come una valida alternativa ai sistemi tradizionali. Le funivie urbane e le cabinovie non solo offrono una soluzione efficiente per superare ostacoli geografici, come colline o fiumi, ma possono anche integrarsi armoniosamente nel contesto urbano senza occupare eccessivo spazio a terra.
Uno degli aspetti più critici nel dimensionamento degli impianti a fune è la loro natura di “impianti fissi”. A differenza di altri sistemi di trasporto, come autobus, tram o treni, che possono aumentare la loro capacità aggiungendo semplicemente nuovi veicoli, gli impianti a fune sono vincolati dalla struttura iniziale.
Una volta costruite le stazioni, i sostegni e installate le funi secondo il progetto esecutivo, è estremamente difficile aumentare la portata senza interventi significativi e costosi. Anche piccoli miglioramenti, come l’aumento del numero di spazi per cabina, diventano complicati se le strutture non sono state sovradimensionate fin dall’inizio.
In passato, nelle vecchie funivie va e vieni, era comune intervenire con aumenti di portata in fase di revisione generale, modificando le strutture esistenti. Questo era possibile grazie all’uso di funi portanti contrappesate. Modificando i contrappesi o irrigidendo alcune parti della struttura di stazione, era possibile incrementare la capacità di trasporto, aggiungendo qualche posto nelle cabine.
Tuttavia, con gli impianti moderni, questa flessibilità è stata drasticamente ridotta. Le funi portanti ancorate, utilizzate nei nuovi impianti per questioni di risparmio e minore manutenzione, non permettono più queste modifiche. Inoltre, le normative di sicurezza sono diventate più stringenti, e il peso delle cabine moderne, con tutti i sistemi di sicurezza integrati, è spesso superiore rispetto ai modelli del passato, anche negli impianti monofuni. Questo significa che ogni modifica richiede valutazioni complesse e spesso risulta impossibile mantenere la stessa capacità originaria.
Va inoltre considerato che nella vita tecnica dell’impianto i veicoli vengono sostituiti almeno una volta, e che sarà difficile trovare sul mercato gli stessi veicoli identici agli originali, ed in ogni caso si cercherà di offrire ai viaggiatori qualcosa di più moderno e confortevole. I nuovi veicoli avranno sicuramente un peso maggiore degli originali, costringendo ad una riduzione di portata rispetto al progetto iniziale, sia su funivie che cabinovie.
Nel contesto urbano, la rigidità degli impianti a fune diventa una sfida ancora più significativa. Gli impianti devono integrarsi con il paesaggio urbano, la viabilità esistente rispettare le normative estetiche e urbanistiche, e garantire la minima interferenza con l’ambiente urbanizzato circostante. Questo implica che modificare un impianto a distanza di anni dalla sua costruzione può risultare tanto complesso quanto costruirlo ex novo.
L’installazione di diversi sostegni o l’allungamento delle stazioni può comportare lavori invasivi, con impatti significativi sulla viabilità e sull’economia locale. Pertanto, è essenziale che la progettazione iniziale consideri non solo le esigenze attuali, ma anche le possibili evoluzioni future della domanda di trasporto.
Gli impianti a fune urbani sono progettati per avere una vita tecnica di almeno venti, se non quaranta anni. Durante questo periodo, la città può cambiare notevolmente: nuove aree possono svilupparsi, la popolazione può crescere e le abitudini di mobilità possono evolvere. Ecco perché è fondamentale sovradimensionare gli impianti fin dall’inizio. Un impianto che parte con una capacità inferiore rispetto alle esigenze future sarà destinato a diventare rapidamente obsoleto e poco utilizzato, vanificandone tutti i vantaggi rispetto alla mobilità privata.
Un sovradimensionamento non eccessivo ma in ogni caso oculato consente, invece, di gestire l’incremento della domanda di trasporto senza la necessità di modifiche strutturali e senza causare disagi all’utenza, portandola ad abbandonarne l’utilizzo. Un sovradimensionamento delle strutture consente di partire con un numero ridotto di cabine e aumentare progressivamente la flotta in base alla crescita della domanda, senza dover intervenire sulle infrastrutture principali; i costi saranno leggermente maggiori inizialmente, ma sicuramente inferiori a quelli di una totale ricostruzione.
Una delle opzioni spesso considerate per aumentare la capacità di un impianto a fune è la riduzione della velocità operativa. Ridurre la velocità può sembrare una soluzione semplice per gestire il traffico nelle fasi iniziali, ma presenta diversi svantaggi nel contesto urbano. Una velocità ridotta significa tempi di percorrenza più lunghi, rendendo l’impianto meno competitivo rispetto ad altre modalità di trasporto come autobus o metro. Questo può disincentivare l’uso del sistema, compromettendo la sua efficienza e la sua attrattività. In un ambiente urbano, la velocità e la frequenza sono fondamentali per garantire tempi di percorrenza brevi e ridurre i tempi di attesa, elementi cruciali per attrarre i pendolari.
Sovradimensionare un impianto a fune comporta sicuramente un investimento iniziale maggiore, ma i benefici a lungo termine superano di gran lunga i costi. Un impianto ben progettato richiede meno interventi di manutenzione straordinaria e garantisce una maggiore affidabilità operativa. Dal punto di vista ambientale, ridurre la necessità di lavori strutturali invasivi negli anni successivi significa minimizzare l’impatto sull’ambiente urbano e ridurre le emissioni di carbonio associate ai lavori di costruzione. Inoltre, un sistema di trasporto efficiente riduce l’uso delle automobili, contribuendo a migliorare la qualità dell’aria e la vivibilità delle città. Investire in un sistema di trasporto pubblico di qualità non è solo una questione di risparmio a lungo termine, ma anche una responsabilità verso la città e i suoi abitanti, per offrire soluzioni che possano accompagnare la crescita urbana per decenni.